L’ATC 11 mal si presta alla presenza della selvaggina stanziale, ma qualcosa può essere fatto, lavorando soprattutto su partecipazione e coinvolgimento dei cacciatori, ovviamente a prescindere dalla loro appartenenza associativa. Questa è la convinzione di Arci Caccia Pistoia che ha inviato una lettera con le proprie idee e proposte ad ATC ed Associazioni Venatorie.
Proposte sulla gestione della selvaggina nobile in provincia di Pistoia
La situazione della piccola fauna stanziale nell’ATC 11 è sempre stata precaria per molteplici cause. Prima di tutto per la scarsità di terreni vocati e per l’elevata densità di cacciatori. Si registrano comunque piccoli nuclei stabili di fagiani e pernici, che comunque dovrebbero essere decisamente più numerosi in rapporto con la quantità di animali immessi.
Infatti, la politica seguita dall’ATC per anni si è orientata sulla sola immissione di selvaggina pronta-caccia, oltretutto senza nessuna organizzazione e gestione delle immissioni stesse, che per la maggior parte, sono avvenuti senza nessun ambientamento, verifica tecnica dei luoghi di immissione e cura/foraggiamento dei capi dopo il lancio. Per questo ci sembra opportuno il radicale cambio di strategia in atto a cura dell’ATC, iniziato con la verifica dei punti di immissione, ma che deve continuare con una riorganizzazione degli istituti faunistici e dei distretti della piccola selvaggina.
Sul territorio dell’ATC 11 si trovano 5 ZRC e una grande estensione destinata a zona di protezione. Si ritiene opportuna una valutazione della eventuale trasformazione delle ZRC e di parte delle ZDP in ZRV, in modo da consentirvi lo svolgimento della caccia agli ungulati e il prelievo di volpe e corvidi, come previsto dalle normative vigenti, in aggiunta agli interventi in art 37. Se ne ritiene opportuna anche una rimodulazione dei confini, inglobando aree urbanizzate (ad esempio l’area urbana di Pistoia) e di fatto a divieto di caccia, in modo da poter ridurre la quantità di territori venabili preclusi alla caccia rispettando ugualmente i limiti di legge per le estensioni minime delle aree protette. Si chiede, inoltre, l’insediamento in tempi rapidi dei comitati di gestione nelle ZRC e ZRV che tuttora ne risultano sprovviste.
Sperimentata negli anni la scarsa efficacia delle campagne di immissione pronta caccia che avvengono nel periodo estivo, riteniamo che debba esserci un sostanziale ripensamento delle strategie di immissione dei fasianidi e delle lepri. Per ottenere questo risultato, va bene l’analisi tecnica, già in atto nell’ATC, dei punti di immissione che dovrebbero essere ridotti di numero e situati in zone che consentano la massima sopravvivenza della stanziale (presenza d’acqua, zone di rifugio e alimentazione). In ogni punto, secondo il nostro parere, sarebbe opportuno realizzare una voliera e un punto di foraggiamento. Ma più che sui suggerimenti per i tecnici, ai quali manifestiamo la nostra disponibilità a collaborare in ogni modo, vogliamo indirizzare un appello alla gestione politica dell’ATC, perché sia incrementata in ogni modo possibile la partecipazione alle operazioni di gestione di tutti i cacciatori. A questo proposito, suggeriamo che attorno ad ogni sito di immissione sia formato un gruppo di lavoro, con rappresentanti di ogni associazione presente sul territorio, che si occupi della manutenzione, del lancio e della cura degli animali sul territorio durante tutto l’anno. L’ottimo sarebbe tabellare, attorno ad ogni sito di immissione, una piccola ZRV, al cui interno sia possibile contenere volpe e corvidi e fornire aree di rifugio e alimentazione durante la stagione venatoria. Per fare questo, occorre ripensare il ruolo dei distretti di gestione della stanziale, dotandoli di un vero e proprio comitato di gestione, con rappresentanti di ogni associazione venatoria presente sul territorio, in grado di coordinare i volontari, coinvolgendoli nei tanti lavori di gestione necessari nell’arco dell’anno. L’attuale sistema, basato soltanto su un responsabile per distretto, per nostra esperienza non garantisce in alcun modo la partecipazione e l’informazione puntuale di tutti i cacciatori, condizioni fondamentali per lo svolgimento del lavoro sul territorio. Per migliorare suddetta partecipazione, occorrerebbe, inoltre, trovare metodologie di incentivazione del volontariato attraverso riduzioni della quota di accesso all’ATC o altre forme di compensazione del lavoro svolto nell’Ambito.
Negli istituti sono state varate campagne di miglioramento ambientale tramite semine e punti di foraggiamento. Si ritiene opportuno, per farle funzionare al meglio, di valutare un più massiccio impiego di recinzioni mobili elettrificate in cui immettere fasianidi e lepri a fine inverno, fornite di punti di foraggiamento che assicurino l’alimentazione integrativa nei primi mesi dopo l’immissione e, comunque, durante i mesi invernali. Tutto questo con lo scopo di costituire, nel tempo, popolazioni stabili ed autoriproducenti.
Si ritiene opportuno, alla chiusura della caccia, nel mese di febbraio, lo svolgimento di censimenti, con o senza l’uso dei cani sul territorio libero, in modo da poter misurare il successo delle operazioni di ripopolamento e poter individuare le aree in cui la sopravvivenza è maggiore e quindi è opportuno concentrare gli sforzi. Questa iniziativa, parallelamente alla conoscenza dello stato delle popolazioni, potrà servire a coinvolgere e responsabilizzare i cacciatori nelle operazioni di gestione. La lepre, grazie ad un territorio più favorevole e ad una minor pressione venatoria, sembra avere meno problemi, risultando diffusa in tutta la provincia. Se ne auspica un monitoraggio, in modo da individuare le criticità ed intervenire nel modo più rapido possibile nelle aree in cui si ravvisi la necessità.
Per quanto riguarda il prelievo venatorio della selvaggina stanziale pensiamo sarebbe fondamentale una forma di razionalizzazione dello sforzo di caccia nei giorni dall’apertura generale al primo di ottobre; giorni in cui la pressione venatoria è fortissima a causa della convergenza su questi animali dei cacciatori praticanti le forme di caccia (cinghiale e migratoria) non ancora iniziate. Nel complesso apprezziamo le intenzioni e i proponimenti dell’ATC in materia di nuove iniziative sulla piccola selvaggina e ci rendiamo disponibili a collaborare con il suddetto nella gestione faunistica al meglio delle nostre possibilità. Per questo chiediamo che sia intrapresa ogni iniziativa per migliorare la partecipazione, il coinvolgimento e l’informazione di tutti i cacciatori iscritti all’ATC. Proponiamo, quindi, lo svolgimento di assemblee pubbliche di confronto con i cacciatori, incontri periodici con le Associazioni Venatorie, soprattutto quelle non rappresentate nel Comitato di Gestione e, ancora più importante, distretti di gestione della stanziale in cui siano rappresentate tutte le associazioni, sul modello di quelli previsti dalla normativa per ZRC e ZRV e già in vigore da anni per gli ungulati.
Arci Caccia Federazione Provinciale di Pistoia