Le api sono in difficoltà, assediate da inquinamento, pesticidi, modificazioni ambientali, parassiti e cambiamento climatico e, come ormai abbiamo imparato tutti, questi piccoli animali sono un tassello fondamentale per la sopravvivenza della vita sul nostro pianeta. Come possono fare i cacciatori ad aiutare le api nell’interesse dell’ambiente e della collevttività? In un modo semplice, tenendo conto di questi piccoli grandi insetti nel realizzare miglioramenti e ripristini ambientali. Per questo Arci Caccia ha chiesto un incontro a chi di api si occupa, ovvero gli apicoltori, per mettere giù un progetto che verrà poi presentato a Regione ed ATC. Questa la lettera inviata dal Presidente Regionale Bussolotti all’Associazione che raggruppa gli apicoltori toscani.
Oggetto : richiesta incontro per sviluppo aree di semina fiori.
Spett. Segreteria, signor Presidente,
facendo seguito ad un breve colloquio telefonico, come da accordi, vi invio questa breve nota per spiegare il progetto che vorremmo fosse realizzato con la vostra indispensabile partecipazione attiva. Non è altrimenti pensabile di parlare di fiori ed api senza la vostra conoscenza tecnica. Il progetto dovrebbe nascere dal presupposto che le attuali Leggi Regionali in materia di caccia precedono che possano o debbano essere realizzate delle colture a perdere per la selvaggina, qualora ve ne fosse necessità , in tutti gli Ambiti Territoriali di Caccia della nostra Regione.
Questi appezzamenti di terreno normalmente vengono seminati utilizzando essenze e metodiche diverse. Alcune di queste erbe sicuramente sono già utili per le api soprattutto perché fanno fiori appetibili e non subiscono alcun trattamento fitosanitario come, per esempio, la sulla che fiorisce in primavera/estate. Il progetto, da presentare alla Regione Toscana, dovrebbe ampliare le qualità e diversità delle colture in modo da avere il loco anche fiori nei periodi di più difficile approvvigionamento di polline da parte delle api in quella particolare zona. Tutto questo naturalmente senza stravolgere l’indirizzo principale delle colture a perdere cioè dare da mangiare alla selvaggina, ed in particolare alla piccola selvaggina stanziale, ma anche per tenere lontani gli ungulati dalle colture pregiate. Vorremmo pertanto arrivare in tempi brevi ad un incontro per confrontarci sulla possibilità di realizzazione del progetto che dovrebbe essere presentato alla Regione Toscana ma che potrebbe avere anche ulteriori sviluppi nazionali.
Distinti saluti.
Sirio Bussolotti